Edicola votiva n.25
COLLOCAZIONE Via G. Pinto n. 14
ALTEZZA DA TERRA 374
DATAZIONE non accertabile
MISURE 107 x 68 x 34
DATA COMPILAZIONE aprile 2003
DESCRIZIONE La nicchia priva di edicola, profondamente scavata nel muro, appare oggi custodita da una intelaiatura in materiale metallico color bianco, munita di vetro. La nicchia, di forma rettangolare con arco ribassato, contiene tre immagini, una sul fondo e due sulle pareti laterali. Appena visibile la figura dipinta sulla volta interna. Alla base della nicchia si poggia una lampadina con la propria impanatura.
NOTE L’edicola è ammurata accanto all’ingresso di un trappeto appartenuto anticamente al monastero delle monache di San Benedetto. L’ingegnere agrimensore Michele Ciracì nel 1820 curò per le monache benedettine, la compilazione di una platea dei beni del monastero, tra i quali compare il suddetto trappeto. Nella pianta disegnata dal Ciracì, si osserva distintamente l’atrio che precede il trappeto indicato con la lettera A scoverto d’ingresso al Trappeto . Non sappiamo se in quel periodo l’edicola fosse già posta a definizione del muro esterno del frantoio. Nei numerosi frantoi ipogei, presenti nel territorio ostunese, la tromba di accesso all’impianto sotterraneo era molto spesso decorata con una nicchia che conteneva una immagine votiva. L’unico esemplare ancora leggibile in tali importanti strutture lavorative si riconosce nel trappeto della masseria Santo Stefano, localizzato nelle vicinanze del rione Terra, la cui edicola conserva tracce del dipinto murale della Madonna
della Provvidenza, realizzato da Cosimo Roma. Risulta difficile credere che l’edicola esaminata possa risalire al periodo di costruzione del trappeto, presumibilmente il XVI secolo; è più probabile che sia stata realizzata quando fu ridefinito il paramento murario esterno, in seguito alla costruzione di una casa posta a sinistra del trappeto. Le monache antoniane, che hanno dimorato nella palazzina collocata a destra dell’edicola, la chiusero con uno sportello metallico, successivamente verniciato in bianco. Per molti anni è stata accesa una lampada il 16 luglio, al passaggio della processione della Madonna del Carmine.
Immagine votiva di San Biagio
OGGETTO dipinto
SOGGETTO San Biagio
DATAZIONE non accertabile
MATERIA olio su rame
MISURE 80 x 34
STATO DI CONSERVAZIONE mediocre
DESCRIZIONE Il santo rappresentato per tre quarti della sua altezza indossa un manto giallo foderato in azzurro, al di sopra di una veste grigia. Il volto contrassegnato da capelli e da barba bruni è coperto da mitra decorata con rosetta centrale. Benedice con la mano destra mentre con la sinistra sostiene il pastorale e il pettine irto di aculei. Una iscrizione, più volte ridipinta, al di sopra della testa del santo, recita S. ORONZO.
ISCRIZIONE S. ORONZO
NOTE Tra le edicole contenenti le effigi dei santi patroni e protettori ostunesi, questa sicuramente appare in uno stato di conservazione migliore rispetto alle altre. Sebbene la scritta dedicatoria identifichi Sant’Oronzo, l’immagine risulta essere quella di San Biagio. Inconfutabili sono infatti gli attributi iconografici del più antico patrono ostunese: il pastorale e il pettine irto di aculei, strumento del martirio. I tratti del volto non manifestano elementi di maturità, quali si riscontrano in altre immagini blasiane della devozione ostunese.
Immagine votiva della Madonna del Carmine
OGGETTO dipinto
SOGGETTO Madonna del Carmine
DATAZIONE non accertabile
MATERIA olio su rame
MISURE 80 x 50
STATO DI CONSERVAZIONE mediocre
DESCRIZIONE La Madonna coronata si presenta frontalmente per circa tre quarti della sua altezza. Indossa un manto bianco dai panneggi azzurrati, al di sopra di una veste color tané. Mantiene con la mano destra lo scapolare mentre con la sinistra regge il Bambino Gesù con corona e con scapolare. Il divino fanciullo indossa una veste bianca e sostiene con la mano sinistra una verga di giglio. A destra delle due figure è dipinto un altro stelo di gigliaceo.
NOTE L’immagine sembra ispirarsi alla statua processionale della Madonna del Carmine custodita nella vicina chiesa omonima. Si possono, infatti, riscontrare analogie nella corona e nell’ abbigliamento di Maria. Il Bambino, pur riproponendo la medesima posa di quello presente nella statua processionale, indossa una tunichetta bianca piuttosto che tané. Stupisce, invece, la presenza del giglio, attributo estraneo all’ iconografia carmelitana.
L’ignoto autore del dipinto rivela un ductus sicuro e deciso, rafforzato da una stesura coloristica che conferisce plasticità e pienezza ai volti, soprattutto a quello della Madonna. Echi della pittura leonardesca si possono, inoltre, percepire nella delineazione della Madonna.